SOGNI DESIDERARE SNOOPY

È iniziato tutto con una porta. Una porta in vetro satinato. Opaca, pulitissima. C’era una targhetta, sopra, mi pare. La prima volta che l’ho vista ero alla mia scrivania. Mia, insomma, non proprio: in realtà era quella che uso due giorni a settimana e condivido con altri tre agenti.

Faceva caldo. Non c’è mai stata l’aria condizionata da noi, perché il capo sostiene che un vero agente debba stare in strada, sul campo.

Ce lo urla tre volte al giorno, che “gli agenti immobiliari non devono fare la muffa in ufficio”. E poi si mette online, con lo schermo nascosto.

Tutte le volte che tornavo alla mia scrivania, la porta mi parlava. Diceva: “Vieni, entra”. Aveva una voce professionale. Elegante.

Vibrava.

Una sera, all’ennesimo appuntamento saltato, dopo un litigio con il proprietario di un bilo che si era offeso perché avevamo scritto bilocale sull’annuncio del suo bilocale e dopo due multe nello stesso pomeriggio, avevo deciso di provarci. Ero tornato in ufficio e mi ero messo a guardare oltre la porta.

Di là, c’era un ufficio bellissimo. Fresco, luminoso, ben arredato. Computer di ultima generazione. Perfino una Nespresso.

– Ah, beh, se c’era la Nespresso, sicuro era un sogno!

– Aspetta. Fammi finire… Seduto al tavolo riunioni c’ero io. Dall’altra parte, una coppia stava siglando gli ultimi documenti. Per l’atto, è questione di giorni –  dicevo io – Avremo la data del rogito entro domani.

Abbiamo fatto bene a venire da voi – disse la signora.

– E pensare che eravamo scettici sui property finder – aggiunse il marito. – Ma poi abbiamo visto i vostri video e abbiamo deciso. Desiderare è il property finder che fa per noi, abbiamo pensato.

– Ci avete salvato la vita, e non solo perché la casa che ci avete trovato è quella che sognavamo da tutta la vita, ma per i modi, e i tempi… grazie. Grazie di cuore! – chiuse la moglie, stringendomi la mano, emozionata.

I due signori erano sereni, soddisfatti. La mia provvigione altissima.

Ero felice. Ero felice come non lo sono mai stato.

La scena cambiava e mi ritraeva in auto. Su un’altra auto. Molto diversa dalla mia.

Nel traffico delle sei, guidavo serafico. Senza nessun istinto omicida.

La città aveva un’altra luce. Io un’altra faccia.

– Eh, e poi?

– Poi non ricordo più niente. Mi sono svegliato e ho capito che era un sogno.

– Come hai detto che ti ha chiamato?

– Desiderare, credo.

– Desiderare? Con il trattino dopo desidera? …Punto it?

– Perché?

– Guarda! Non era un sogno, amore: era una visione, una premonizione. Esistono!

– Ma smettila.

– Io la smetto, ok, ma tu guarda.

– cosa?

– Non “cosa”, ma “dove”. Cioè qui: www.desidera-re.it

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