Ore 7.30. Centro di Milano. Ultimo sole di Settembre.

Il caffé è sul tavolo. Al cornetto manca un solo morso. Qualche briciola affolla la tastiera del portatile.
L’ufficio è ancora nella penombra, la sola luce del monitor illumina il volto che ci sta seduto davanti. Il dito scrolla sul mouse la posta del giorno, le mail importanti e lo spam si accavallano. Ma una lo rapisce.
Il cornetto cade.

Dall’altro lato della città, su uno scooter che fa slalom nel traffico, un telefonino suona.

– Pronto?

L’uomo che ha chiamato parla in fretta, in tono agitato, non concitato.

– Ci ha scritto.
– Buongiorno anche a te. Chi è che ci ha scritto?
– Gengis.
– Gengis… chi?

Lo scooter frena di colpo, in uno spazio di un metro o poco più. Una macchina lo sorpassa, di là dai vetri chiusi risuona una parola poco gentile.
L’uomo in scooter alza la visiera. Toglie il casco. Stacca l’auricolare, avvicina il telefono all’orecchio, la mano a conchiglia davanti alla bocca.

– Che cosa… cosa ha deciso?
– Ha deciso Roma.
– Ma come Roma? Come Roma? Sono due settimane che 002 si fa venire i calli per fare il giro di..
– Ha deciso Roma, e quindi è Roma.

L’uomo con lo scooter fa un cenno con la testa.

– Chi abbiamo a Roma?
– A Roma c’è 006.
– Chiamiamolo subito.
– Chiamalo tu, io devo rispondere alla mail. Ci ha scritto stamattina alle 6.45. Siamo in ritardo di troppo tempo, per i suoi standard.

L’uomo inizia a digitare freneticamente, la conversazione si chiude da sola.

«Gentile Dottor XXX,
la consideri cosa fatta. Se l’espansione del suo business passerà per Roma, faremo in modo che accada.

A presto, molto prima di quanto vorrebbe,
I PF»

L’uomo in scooter fa dei numeri a memoria. Troppo rischioso salvarli nella rubrica.
Squilla, senza risposta. Riprova.
Due squilli, segreteria telefonica.
Riprova ancora.

– Pro…
– 006, abbiamo bisogno di te.
– Io sono in auto sto andando da…
– C’è tempo per loro. Ma non per Gengis. Lo sai com’è. Tutto, subito, anzi ieri.
– Va bene. Dimmi cosa e quanto. Al dove ci penso io.
– Capannone. Vuoto. Vicino all’autostrada. Niente di squallido, vigilanza inclusa. I clienti devono arrivarci senza… senza… come dite voi?
– Senza… cosa?
– Senza scialla, ecco.
– No ma guarda che Scialla non si usa così… Vuol dire…
– Vuol dire che qualunque cosa tu stia facendo, ti metti in moto e la cerchi. E se non la trovi metti in moto i tuoi. E se non lo trovano loro, prendi la cazzuola e il martello, e costruisci quel cazzo di capannone, anche a Trinità dei Monti, se ci dovesse essere bisogno.
– … D’accordo.
– Hai due ore di tempo?
– Come due ore, io…?
– Tu fai parte di questa squadra perché sei il migliore nella tua città. Se avessimo avuto tempo faremmo gli agenti immobiliari su Facebook. E se Gengis avesse avuto tempo da perdere, non starebbe espandendo il suo business in tutta Europa al ritmo del 600% in più all’anno.
– Vai, scialla.
– Vado.

Due ore dopo. Nell’ufficio di Milano il cornetto è ancora fermo al primo morso. L’uomo al pc fissa lo schermo. Davanti a lui un database di nomi, numeri di telefono, città, indirizzi.
Il telefono squilla.

– L’ha trovato.
– Lo so.
– Come lo sai? Ti ha scritto? A me ha appena chiamato per dirmi che…
– Lo so perché l’avevo già scritto a Gengis.

Dall’altro lato c’è un silenzio lungo, un respiro di sollievo.

– E la ricerca fosse andata male? Se avesse fallito?
– Se avessimo la possibilità di fallire, caro, non faremmo questo mestiere. Cercare è roba da agenzia. Il compito di un Property Finder DESIDERAre è diverso: noi troviamo.

 

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