Quando uno ha fame e non ha voglia / tempo di cucinare, può scegliere di andare a mangiare fuori.

Scegliere è una cosa bellissima.
Si può scegliere in base ai gusti, alle credenze religiose, alla comodità del locale, al portafoglio, o al tempo che si ha a disposizione.

Se hai solo 12 minuti vai al McDonald.
In un self service ne potrebbero bastare 8.
Per un sandwich (leggi: pane in cassetta) in un bar di proprietà di un simpatico listoratole ploveniente dall’est asiatico, bastano 60 secondi (metti in conto qualche minuto per trovare il bagno, subito dopo).

Tutti questi servizi di fast food sono comodi, e se non si hanno troppe pretese possono aiutare a sfangare l’ora di pranzo senza troppi brontolii, per tornare al lavoro.

Ma un panino oggi, una merendina domani, un biscotto alle mandorle dopodomani, sei sicuro che sia davvero questa la sostanza che vuoi dare alla tua vita?

Anche perché non è che sei sempre solo.
Magari c’è il collega vegano, e devi accompagnarlo al bistrot.
O tuo moglie, o tuo marito, che sono un po’ snob e un po’ a dieta, e allora si va nel ristorante dello chef stellato, quello della tivvù.
E il babbo non lo porti nella trattoria che fa tre cose da menù e il conto sul tovagliolo?

Scegliere è bello, ma chi si accontenta di mangiare sempre fuori si ritrova presto con due buchi: uno al portafoglio, e uno nello stomaco.

Ok, scusate la parentesi culinaria (a quest’ora in ufficio abbiamo fame).

Torniamo a parlare di case, ora.

Le case sono come il cibo.

Se non hai esigenze, puoi scegliere di entrare nel primo fast food (leggi= agenzia immobiliare) che trovi scendendo dal palazzo, e scegliere dal bancone quello che ti propongono.
Panino con escherichia coli? (leggi: monolocale mansardato soppalcato zona ferrovia su cavalcavia binari?). Ok, dai, tanto è per pochi mesi.

Ma se hai un bambino che vuole le patatine fritte (leggi: una stanzetta degna di questo nome) che non ci sono nel menù?
O un compagno che sta a dieta (leggi: solarium e/o giardino)?
O una compagna dal palato difficile (leggi: in quel quartiere nemmeno morta)?
Allora non ti resta che alzarti e cambiare ristorante. E poi cambiarlo ancora. E ancora, fino a entrare in quelli sempre più costosi, perché che diamine, se pago 47 euro un piatto di pasta, di certo i fusilli non sono scotti. No?

E invece no.

Con le case, esattamente come con il cibo, non tutto dipende da quello che spendi.
Anzi: più spendi, e più aumentano le probabilità che tu ti ritrovi nel piatto una crosta di formaggio con quattro maccheroni impilati.

 

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I Property Finder hanno un solo equivalente nel campo culinario: la cucina della mamma.
La mamma non ha un menù.
La mamma fa sedere i commensali, li intervista, cerca di capire quanta fame hanno, di cosa, conosce il loro piatto preferito, da quanto tempo non lo mangiano, è attenta a eventuali intolleranze, allergie, trigliceridi, colesterolo… e poi cucina gli ingredienti di migliore qualità, aggiunge un po’ di quelle magie che conosce solo lei e… ecco servita la cucina più buona del mondo.

A noi, come a tutte le brave mamme, interessa creare clienti felici intorno al tavolo da pranzo, non avere la cassa piena su un bancone, a fine giornata.

È questa la differenza.

Buon appetito!

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