Chi mastica il diritto o firma contratti per lavoro, si sarà di sicuro imbattuto in questa espressione: la diligenza del buon padre di famiglia. Sembra strano usarla in un blog di persone che cercano case, e – tranquilli – non è nostra intenzione cambiare mestiere.

E’ interessante notare, però, come dalla Roma antica ad oggi, il diritto trovi le basi per funzionare in una metafora, e non sia ancora riuscito a fare di meglio: la diligenza del buon padre di famiglia sta ad indicare che la responsabilità contrattuale delle parti di un contratto deve essere tenuta con buon senso, come se ci fossero dei figli in ballo, ma entro i limiti del buon senso.

I contratti vanno rispettati, insomma, ma entro un certo limite. La legge prevede con tranquillità dei casi in cui le firme messe nero su bianco diventano carta straccia.  

In poche parole, un accordo tra uomini è valido anche se siglato solo con una stretta di mano, purché sia gestito senza negligenze.
Così va il mondo.

Ma a noi non piace.

Non è il nostro approccio, questo. Non ci basta.
Il mondo – questo mondo – è pieno di persone non-negligenti che sono capaci di fornire un servizio pessimo.

Dall’impiegato del catasto in pausa all’ora di punta perché il suo contratto glielo permette, all’autista di bus che non saluta nessuno e guida come fosse in pista e da solo; dall’infermiere che non spiega cosa c’è dentro quella siringa, all’architetto che fa finta di ascoltare le richieste del cliente per poi fare di testa sua e giustificare le scelte con esigenze di progetto: in tutti questi casi seguire sempre e solo il buon senso significa garantire un minimo sindacale per la propria prestazione (alla fine la pratica, la corsa, la siringa e la casa saranno state fatte), ma l’utente non potrà considerarsi soddisfatto.

Chi ci conosce lo sa: noi siamo quelli che non si accontentano.

A noi interessa dare sempre e solo il massimo, e non scendere mai da lì.

Per questo, ogni volta che possiamo, specifichiamo che l’unica responsabilità che ci assumiamo verso i nostri clienti è quella della buona madre di famiglia. Infatti, a un padre è concesso di essere considerato un buon padre anche quando è assente (da qualcuno, ma non è la nostra opinione), così come a un manager è concesso di essere promosso verso cariche più alte anche quando fallisce.

Siamo fermamente convinti della parità tra i sessi, dei diritti e dei doveri, ma siamo altrettanto fermamente convinti della differenza tra genitori, e delle loro cure.

Noi non ci accontentiamo di “non essere negligenti”, il nostro lavoro deve andare molto oltre: deve essere cura, presa in carico, supporto, ascolto, sacrificio, emozione, cooperazione, protezione.

Questo è il nostro modo di fare: non ci interessa portare a casa un contratto in più o in meno, ci interessa fornire il servizio migliore che sia possibile offrire. E se questo significa trasformare il proprio lavoro in un’ossessione, allora ok, è il momento di dirlo: siamo ossessionati dai nostri clienti. Ma quale madre non lo è verso le proprie creature?

Auguri a tutte le mamme.

(e un po’ anche a noi)

 

mamme-d

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