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Sei gennaio, interno giorno, appartamento al quinto piano di cinque.
Un colpo secco arriva dal quarto. Sono le sette e venti e dopo quattro ore di sonno (e incubi), il signor Pitti è già sveglio. Sua moglie invece dorme ancora (perché ha i tappi).
Il signor Pitti la guarda, poi si alza e si trascina per la casa con le sue calzine di doppia spugna super soft, in punta di piedi, attento a non fare rumore, evitando con cura le poche zone senza tappeti. È distrutto, un uomo finito, a pezzi, ma per quanto sia stanco fa una cosa per sua moglie Angelina, la sua bellissima Angelina.
Raggiunto il salotto, prima ancora di prendersi un caffè, il signor Pitti tira su le tapparelle. A mano, una per una delle sei della zona giorno.
Dopo il secondo ta-ra-tlan, a cavallo tra le rullate, sente il primo colpo, dal pavimento: TUM.

Chiude gli occhi, deglutisce e procede.
Ta-ra-tlan, ta-ra-tlan, ta-ra-tlan.
Altri colpi dal piano di sotto: è la scopa di Malefica, come la famiglia Pitti ha preso a chiamare la strega del quarto piano, quella che abita proprio sotto il loro appartamento e che non sopporta nessun rumore.

In casa dei Pitti non si può camminare, se non levitando; le scarpe vanno tolte sulla porta; i piedini delle sedie sono imbottiti con l’ovatta; la musica si può sentire solo in cuffia, a volume basso che non si sa mai. Basta un niente per disturbare Malefica e far partire il Tum-Tum della sua scopa volante.

Dopo sei anni di Tum-tum, i signori Pitti sono esauriti: ogni Tum è una martellata dritta nelle tempie.
Il signor Pitti è triste, tristissimo, non ce la fa più. Si potrà mai vivere così?, si domanda, afflitto. Scivolando sulle spugna, sta per superare il divano imbottito quando un oggetto attira la sua attenzione: è una calza.

Una calza?

A rete.

A rete?

Auto-reggente.
Uh signur!

Una calza a rete auto-reggente sul suo divano?

Mentre il signor Pitti sta per prenderla, ancora indeciso, mille pensieri gli attraversano la mente; su mille 999,5 sono funesti.

Pensa a sua moglie, alla sua splendida moglie che la sera prima era sola e subito si dice che no, che non può essere, ma che forse la disperazione gioca brutti scherzi, si immagina la calza sulle gambe di Angelina, lunghe, lunghissime, belle, bellissime… già le vede sul LORO divano bianco, sotto le manacce di un altro uomo… Ma no, si dice subito, non può essere, non lei, non la sua Angelina. Sì, ma e se fosse?, si chiede, a un passo dalla disperazione.

In quello, lei gli arriva alle spalle.
«E questa?»- dice lei, con un volume di voce troppo alto per non far partire un altro Tum.

Il Tum, infatti, puntuale come un Rolex, arriva.

«Me lo stavo giusto chiedendo io: e questa?» balbetta lui.
«Non ci provare!» – fa lei, seria come una prof di mate – «Non ti azzardare nemmeno a dire che è mia!» Angelina sbuffa forte e agguanta la calza, sventolandola in faccia al signor Pitti, sempre più confuso che prova a giustificarsi senza nemmeno essere in colpa, il pover uomo.
La calza ondeggia, di rete nera, sullo sfondo del tappeto bianco a pelo lungo, e lascia cadere un foglietto piegato.

I due si guardano, muti.
Angelina si lancia, fa un po’ rumore e da sotto, un altro Tum.

Tum, tum, due, tre, quattro volte, in rapida sequenza. Preso il foglietto lo apre, aspettandosi le prove di un tradimento che non c’è mai stato.
«Ora vediamo!» – dice lei e inizia a leggere.

Cara famiglia Pitti,
Parto subito chiarendo che voi siete fuori target di un trentello: il mio mestiere, dai tempi di Mitra (vedi Wiki), è esaudire i desideri dei bambini buoni. Ora, anche se voi due non siete più bambini da quando avete smesso di appendere le calze al camino e sostituito il camino con un aggeggio a bioetanolo (che mi fa orrore), per voi, cari Pitti, ho deciso di fare uno strappo alla regola.

Non ho usato una delle vostre calze (primo perché non le avete appese e secondo perché avrei dovuto aprirvi i cassetti e avrei fatto rumore) e vi prego di non fermarvi sul fatto che sia a rete, nera, con la banda rossa di pizzo auto-reggente, ma di andare al sodo: il mio regalo per voi, cara famiglia Pitti, è un indirizzo web che vi cambierà la vita.

Angelina interrompe la lettura, rivolge un’occhiata al signor Pitti e dice:

«Che storia sarebbe? Chi è questa Fanny che ti scrive?»

«Ma, veramente» – fa lui – «scrive a tutti e due, tesoro, leggi: c’è scritto “Cara famiglia Pitti”, mica caro Brad…»

Angelina si sposta una ciocca di meravigliosi capelli dalla fronte, sbatte i ciglioni, concorda col suo legittimo e continua a leggere:

Con quello, cara famiglia Pitti, potrete dire addio ai Tum Tum di Malefica (la vostra vicina, carissimi, è una conoscenza di vecchia data), fare fagotto in quattro e quattr’otto e cambiare casa. Di più: quartiere, se lo vorrete.
I signori che abitano l’indirizzo a piè pagina vi aiuteranno.

Sono property finder, cari Pitti, e il loro mestiere assomiglia al mio: esaudiscono desideri.

Loro, cari carissimi Pitti, trovano case e a differenza di me, che sono poco più di una leggenda, esistono sul serio.
Con affetto, comprensione e infinita compassione,
Vostra

Fanny,
www.desidera-re.it

P.S.: Fanny, sì, come Epi-Fanny, Epifania, avete presente? E per caso vi state chiedendo come facessi a conoscere la vostra situazione/disperazione, sappiate che la mia specialità, cari Pittini, è esaudire i desideri prima che vengano espressi!

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